venerdì 14 giugno 2013

MITI DEL WEST: SFIDA ALL'OK CORRAL



Continua il viaggio di Michele Tetro alla scoperta dei mitici western: questa volta tocca alla prim rivisitazione di Sturges

John Sturges, regista molto attivo nei western (“I magnifici sette”, “La carovana dell’alleluja”, “Joe Kidd”) e abile artigiano, gira “Sfida all’OK Corral” (“Gunfight at the OK Corral”), remake di “Sfida infernale”, nel 1957, affidando i ruoli di Wyatt Earp e “Doc” Holliday a due star come Burt Lancaster e Kirk Douglas, che sono l’asso nella manica di un classico film western in cui tutto funziona correttamente ma che non ha ambizioni di fregiarsi come capolavoro del genere.

Sturges ricorre ancora una volta ad una versione molto romanzata della vicenda, che evita accuratamente di addentrarsi in una ricerca storica ufficiale e mette invece in scena un western appartenente ancora alla sfera “mitica” e con una manichea suddivisione tra buoni (Earp) e cattivi (Clanton). Andando al di là del fordiano conflitto tra famiglie e del trapasso da un’epoca senza leggi ad una più basata sulle regole del vivere civile, Sturges gioca sul rapporto tra Wyatt e “Doc”, sorvolando alquanto sui rapporti familiari dei protagonisti per incentrare l’attenzione sul vincolo di “difficile” amicizia tra i due, uomo di legge tutto di un pezzo e giocatore d’azzardo attaccabrighe, diversissimi tra loro ma uniti da un indissolubile legame dovuto al reciproco salvataggio della vita. La “presenza” attoriale della coppia Lancaster-Douglas consente di sorvolare su un approfondito scavo psicologico dei due, che si risolve più nell’azione e nella peculiare recitazione dei due divi, controllato e monolitico Lancaster, frenetico e febbrile Douglas.


Sempre in rilievo le relazioni amorose, con la presenza della giocatrice professionista Laura Denbow (Rhonda Fleming) e della sanguigna prostituta Kate Fisher (Jo Van Fleet) e una squadra di fuorilegge che finalmente vede lo scettro di leader passare ad Ike Clanton, alleato con Tom McClowery (il reale Tom McLaury). La ricostruzione della lunga sparatoria finale avviene come da tradizione in un vasto corral aperto, in periferia cittadina, dotato di trincee, carri, stamberghe e stalle, in cui le due fazioni possono movimentare uno scontro fatto di inseguimenti, tranelli e duelli singoli.

Quattro sceriffi contro sei malviventi stavolta, a differenza del film di Ford (cinque contro quattro), e a terra resteranno ovviamente tutti e sei i “cattivi”. Tra loro anche Johnny Ringo, cugino di Cole Younger della banda di Jesse James, che nel film aveva un conto aperto con “Doc”, avendolo insultato e portatosi via Kate (in realtà Ringo non partecipò alla sparatoria ma fu comunque affiliato con Ike Clanton e venne inseguito dagli Earp durante le tre settimane di “vendetta” personale del 1882. Il suo corpo fu ritrovato senza vita e con un foro di proiettile in testa: non è ancora chiaro se si sia trattato di suicidio o di esecuzione operata da Wyatt Earp o “Doc” Holliday). Insomma, nella sparatoria di Sturges c’è un minimo di fedeltà in più rispetto alla pellicola di Ford, con la presenza di ulteriori personaggi legati all’evento. Il film è spettacolare, con qualche lungaggine, un buon uso di caratteristi western e stereotipi del genere, una indimenticabile canzone scritta da Dimitri Tiomkin e cantata da Frankie Laine. L’interpretazione di Lancaster e Douglas, entrambi al meglio delle loro capacità, è elemento trainante della pellicola, forse anche perché i due divi facevano a gara nel tentativo di essere l’uno migliore dell’altro.

Siamo comunque ancora molto lontani dalla pretesa di raccontare i veri motivi legati al celebre fatto di sangue di Tombstone, che verranno meglio sviscerati alla fine degli anni Sessanta con una sorta di sequel sempre diretto da John Sturges, “L’ora delle pistole-Vendetta all’OK Corral” e con il successivo “Doc”, di Frank Perry.