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IL MITO DA GUERRE STELLARI A STAR WARS

Visitate la nuova mostra di Fermo Immagine il Museo del Manifesto Cinematografico di Milano.

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I trailer del fumetto.

sabato 25 gennaio 2014

Eu-daymonia e... il data-base della felicità


Venerdì 31 gennaio 2014 a FERMO IMMAGINE, Museo del Manifesto Cinematografico di Milano, Via Gluck 45,  prima proiezione milanese del cortometraggio di Rita Rocca per scoprire Eu-daymonia, il data-base della felicità.


L'appuntamento è per le 19 e l'ingresso è gratuito.

In concomitanza con la mostra Il Mito: da Guerre Stellari a Star Wars, allestita presso Fermo Immagine – Museo del Manifesto Cinematografico di Milano fino al 7 febbraio venerdì 31 gennaio verrà presentato, per la prima volta a Milano, il cortometraggio Eu-daymonia, realizzato dalla giornalista e film-maker Rita Rocca, Vincitore del Premio Speciale della Giuria del Suricata Film Festival (12-14 settembre 2013) e Selezionato al Trieste Science+Fiction Festival,  Spazio Corto – Sezione Italia (31 ott 3 nov 2013).

Al termine della proiezione Giuseppe Lippi (giornalista, scrittore e curatore della collana Urania-Mondadori) incontrerà la regista e il cast degli attori. Nel corso della giornata presso la sala Hollywood del museo sarà allestita una mostra fotografica che racconta la lavorazione del film.



IL FILM
Abolite le divisioni tra nazioni, sono stati cancellati dalla memoria i conflitti politici, ideologici e religiosi. 
L'equilibrio politico del mondo viene controllato da Eu-daymonia, il data-base della felicità. 
Attraverso un microchip sottocutaneo, nella mente di Grace-X-27, ragazza dalla vita più che normale, verranno innestati i ricordi "scomodi" censurati dal server e lei si trasformerà in un'altra persona.  Riuscirà X-27 a sfidare il sistema... o il Sorvegliante della memoria V-2 avrà ancora la meglio? 
E se il futuro fosse già qui? 
Per Giuseppe Lippi “Eu-daymonia è un film di ammonimento non tanto sul futuro ma sul mondo attuale in cui tanti, troppi di noi si compiacciono di affidare vite e pensieri (per non parlare del gusto) a mezzi elettronici tanto faticosi nell'uso quanto spersonalizzanti nel diaframma che pongono con la realtà. (…)  Immagini levigate, molto curate, (…) disturbanti, alcune; necessariamente asettiche altre, ma tutte centrate intorno a un unico tema, lo strazio di una donna abilmente manipolata dai creatori di sentimenti (o di vuoto spinto) del presente elettronico. Rita Rocca è una giornalista-film-maker da tenere d'occhio per le sorprese che potrà riservarci in avvenire." 
Italo Moscati  (scrittore e critico cinematografico) ha definito il film: “un’operazione intelligente - quella che un tempo si chiamava la prova d’autore - ed ha il merito di soffermarsi su una grande tematica - cosa noi siamo e cosa diventeremo in un’epoca dove ci vogliono portare via il cervello”.
Per Diego Cugia (scrittore e autore radio-tv) Eu-daymonia” ha il pregio assoluto di sovrapporsi alle tue memorie, moltiplicando emozioni, sensazioni, paure, speranze di una rivolta e innumerevoli sconfitte, perché un futuro così ci sgomenta, quasi quanto la shoah, poi improvvisamente dubiti che sia accaduto o che stia per accadere, e temi che sia già qui, in questo piccolo rigonfiamento sottocutaneo all'avambraccio, che durante la proiezione del film ha improvvisamente iniziato a pulsare.”


RITA ROCCA

Rita Rocca, da giornalista televisiva, per la prima volta si avvicina alla  scrittura e alla regia di una fiction. L’idea parte dalla sua esperienza professionale nel mondo della comunicazione e dall’esigenza di superare i codici e le barriere  imposte dai  media ufficiali. Il desiderio di cercare un linguaggio visuale che sconfini nella fiction ma che rimanga saldamente ancorato all’analisi della realtà che ci circonda. Il film tocca tematiche inquietanti - controllo totale di stampo orwelliano, Nuovo Ordine Mondiale,  micro-chip sottocutaneo - in una trama densa che a tratti sembra avvicinarsi alla narrativa di Philip Dick. Eu-daymonia nasce come un’autoproduzione della regista  e diventa a poco a poco un progetto collettivo, costruito con passione da un gruppo di “amici-professionisti” che hanno contribuito al risultato finale ognuno con la propria esperienza.



EU-DAYMONIA – Stay in the happy-net
Scritto e diretto da Rita Rocca
Sceneggiatura: Rita Rocca con Riccardo Castagnari
Interpreti: Riccardo Castagnari, Susy Suarez, Gabriele Bova
Fotografia e Montaggio: Rita Rocca
Musiche originali di Gualtiero Cesarini
Visual Effects: Virginia Arati

domenica 19 gennaio 2014

LA MUSICA DI STAR WARS


ColonneSonore.net e Fermo Immagine – Museo del Manifesto Cinematografico di Milano presentano, sabato 25 gennaio, alle ore 17.30, presso la sede della mostra una speciale conferenza/seminario dedicata alle musiche composte  da John Williams per la saga cinematografica creata da George Lucas.


Continuano gli appuntamenti organizzati in occasione della mostra Il Mito: da Guerre Stellari a Star Wars, allestita presso Fermo Immagine – Museo del Manifesto Cinematografico di Milano fino al 7 febbraio. Sabato 25 gennaio, alle ore 17.30, la redazione del web magazine ColonneSonore.net presenta Star Wars: La Musica e il Mito, una speciale conferenza/seminario dedicata alle musiche della Saga filmica creata da George Lucas: un incontro dedicato a tutti gli appassionati, ma anche agli estimatori della grande musica.


Il pubblico sarà guidato in un viaggio cine-musicale attraverso l’opera scritta dal compositore americano John Williams per i sei film della Saga di Star Wars che traccerà la storia della sua genesi e del suo sviluppo nel corso dei quasi 30 anni che separano il primo film (Guerre stellari, 1977) dall’ultimo (Episodio III - La Vendetta dei Sith, 2005). Un’analisi approfondita con l’ausilio di esempi audio e video che aiuteranno a svelare i segreti e l’importanza di quella che l’American Film Institute ha celebrato nel 2005 come “la colonna sonora più importante della storia del cinema” e che oggi è diventata oggetto di culto tanto quanto gli stessi film. Un’occasione unica per approfondire la figura del compositore John Williams, autore si colonne sonore immortali come quelle composte per ET – L’extraterrestre, Lo Squalo, Incontri ravvicinati del terzo tipo, I predatori dell’arca perduta, Indiana Jones e il tempio maledetto, Schindler List, oltre ovviamente a Guerre Stellari (Oscar come miglior colonna sonora nel 1978). Ecco uno dei pezzi migliori della saga



mercoledì 8 gennaio 2014

UN X WING IN MOSTRA



Il Natale a ha portato a Fermo Immagine un grande regalo: un modello dell'XWing in scala 1/18.
Un oggettino  dalle dimensioni minime (10 metri x 8).

Vi aspettiamo. Intanto ecco una foto


e un video che ne racconta la nascita (di quello del film)


lunedì 6 gennaio 2014

LA MUSICA DI STAR WARS AL MUSEO


ColonneSonore.net e Fermo Immagine – Museo del Manifesto Cinematografico di Milano
presentano, sabato 25 gennaio, alle ore 17.30, presso la sede della mostra una speciale conferenza/seminario dedicata alle musiche composte  da John Williams per la saga cinematografica creata da George Lucas.


Continuano gli appuntamenti organizzati in occasione della mostra Il Mito: da Guerre Stellari a Star Wars, allestita presso Fermo Immagine – Museo del Manifesto Cinematografico di Milano fino al 7 febbraio. Sabato 25 gennaio, alle ore 17.30, la redazione del web magazine ColonneSonore.net presenta Star Wars: La Musica e il Mito, una speciale conferenza/seminario dedicata alle musiche della Saga filmica creata da George Lucas: un incontro dedicato a tutti gli appassionati, ma anche agli estimatori della grande musica.



Il pubblico sarà guidato in un viaggio cine-musicale attraverso l’opera scritta dal compositore americano John Williams per i sei film della Saga di Star Wars che traccerà la storia della sua genesi e del suo sviluppo nel corso dei quasi 30 anni che separano il primo film (Guerre stellari, 1977) dall’ultimo (Episodio III - La Vendetta dei Sith, 2005). Un’analisi approfondita con l’ausilio di esempi audio e video che aiuteranno a svelare i segreti e l’importanza di quella che l’American Film Institute ha celebrato nel 2005 come “la colonna sonora più importante della storia del cinema” e che oggi è diventata oggetto di culto tanto quanto gli stessi film. Un’occasione unica per approfondire la figura del compositore John Williams, autore si colonne sonore immortali come quelle composte per ET – L’extraterrestre, Lo Squalo, Incontri ravvicinati del terzo tipo, I predatori dell’arca perduta, Indiana Jones e il tempio maledetto, Schindler List, oltre ovviamente a Guerre Stellari (Oscar come miglior colonna sonora nel 1978).

Ecco un o dei pezzi migliori della saga


venerdì 3 gennaio 2014

AMORI E CRUDELTA' DELL'ORCHIDEA ROSSA-FINALMENTE DISPONIBILE




Sono un narratore. Da sempre.
Non scrittore, parola che evoca ambizioni d'auteur, critici paludati e recensioni, premi letterari e tutto un universo estraneo alla mia passione. Questa, benché compulsiva e precoce, ha sempre avuto la sua sorgente nella fantasia, nel racconto di vicende, avventure, in parte vere e in parte sognate.
Narratore, quindi. Un cantastorie, se volete, vicino ai suoi personaggi e alle loro peripezie ma distante quel che basta per non confondersi con loro.
Pallido, mentre loro s’abbronzano al sole delle passioni.
È ciò che ho sempre desiderato essere e che sarò sino alla fine.  
Vocazione familiare?
Non lo so. Nonno Mario, di Bologna, era uno scultore. Nonno Giu, del ramo genovese della famiglia, era, come si diceva un tempo, “maestro di musica”.
Mai saputo disegnare e quanto alla musica… be’, manco a  tenere il tempo ero capace.
Creare, forse, è un pane che ho mangiato la mattina con il latte sin da piccolo. Chissà…
Non ricordo un periodo della mia vita in cui non ho pensato a una storia da raccontare.
Una passione giovanile alimentata dalla lettura di ogni libro mi capitasse a tiro, da centinaia di film visti e rivisti, avventure rivissute con la fantasia nei giorni successivi, persino in lunghe divagazioni a occhi aperti.
“Mamma, posso parlare da solo?” chiedevo. E di fronte a perplesse rassicurazioni dei miei genitori che mi era consentito di tutto purché non dessi fastidio, sui sentieri di montagna cominciavo a narrare per un pubblico che esisteva solo dentro di me.
Una platea esigente, attenta ma inflessibile. Richiedeva sempre nuove emozioni, peripezie, intrecci…
Non vita vissuta, perché raccontare un’avventura invoca sempre il ricorso alla fantasia. Questa è una forza che trasforma, distorce, ci aiuta a materializzare un mondo, a volte selvaggio, ma sostenuto da un ordine, assente ahimé, nella vita vera.
E la straripante necessità di inanellare una vicenda all’altra si sviluppava  assieme alla convinzione che quell’universo di misteri e di ardimenti andasse ricercato e un po’ sperimentato.Così gli sport da combattimento, la vela, le ascensioni in roccia ma anche i viaggi, la passione per la fotografia, la curiosità per luoghi e persone distanti dalla mia quotidianità sono entrati a far parte della mia formazione di narratore. Tutto sempre, rigorosamente, filtrato dall’immaginazione.
Nelle mie scorribande alla ricerca di leggende e fatti strani mi avventurai, ovviamente, anche nella storia della mia famiglia. Fu una volta, al ritorno da una forsennata battaglia tra Tigrotti e Siphay avvenuta nella cornice - per la verità non troppo esotica - di una rotonda sul porto di Genova, che sentii parlare di un mio progenitore.
Si chiamava come me, Stefano Di Marino, e già questo mi colpì. Era vissuto a cavallo della metà del diciannovesimo secolo, ma nessuno ne parlava volentieri.
Molti negavano persino di averne mai udito il nome, altri borbottavano qualcosa. Una zia suora al solo sentirlo nominare agitava la mano di fronte a sé producendo uno strano verso con le labbra. Forse un anatema.
La fantasia s’accese e all’incauto zio che aveva menzionato il misterioso avo strappai scarni ma intriganti brandelli di notizie.
Si diceva che questo Stefano Di Marino fosse stato un poco di buono, un contrabbandiere, uno che frequentava donne di malaffare e bazzicava certi localacci del porto. S’era guadagnato il soprannome di “La Pistola”, bravata di cui andava fiero.
 Giravano anche altre voci, ma nulla di sicuro. Una donna, il coinvolgimento politico con i moti del ‘48… Di più non si sapeva, a parte il fatto che, dall’Italia, se n’era dovuto andare, braccato da sicari austriaci.
Prima si era rifugiato in America, poi erano giunte sue notizie dall’Estremo Oriente.
Siccome l’inglese doveva averlo masticato poco e male, s’era scelto un nuovo nome, ma aveva commesso un errore. Così Stefano Di Marino, detto “La Pistola” era  diventato Stephen Gunn.
Quella “n” in più me lo rese ancor più simpatico. Aggiungeva al personaggio quel poco di spavalda cialtroneria che s’adattava all’immagine che me n’ero fatto.
E poi Ben Gunn era il marinaio abbandonato dai pirati sull’isola deserta, uno dei miei eroi di sempre.
Rimase in un luogo segreto della mente, con tanti altri spunti in attesa di riemergere. Nel frattempo avevo realizzato il mio sogno.
 Ero diventato un narratore professionista
 Quando un editore mi chiese di creare un eroe per una serie d’avventure spionistiche ma di firmarlo con uno pseudonimo “americano”, ripescai dal Baule delle Emozioni a Riposo quel nome ardimentoso.
Oggi i romanzi di Stephen Gunn hanno quasi  superato i venti anni di vita. La serie principale conta più di ventisette episodi e il mio personaggio fa capolino anche in una collana di eleganti ristampe.
 Di tutti i miei lavori è forse quello di cui vado più fiero.
Ma il tempo trascorre, non si ferma. Il ramo genovese della mia famiglia si è praticamente estinto. Qualche tempo fa l’agente immobiliare cui avevo affidato la questione mi avvertì che la vecchia casa di via Rivoli, poco distante da quella gloriosa rotonda, era stata venduta. A me toccava un ultimo sopralluogo per sgombrare l’abitazione da mobilio e vecchie carte di nessun valore per i nuovi proprietari.
Una strana emozione. Tornare in quell’appartamento fuori moda, un po’ buio, che negli anni avevo visitato senza più grande attenzione. Ora, in quell’ultima notte, fui assalito da un’inarginabile ondata di ricordi.
 Il pianoforte con cui il Nonno impartiva lezioni, la centenaria poltrona imbottita di cuoio, tutta squarciata ma che - in epoche per me lontanissime e vicine al tempo stesso - era stata cavallo, bastione, trincea.
Persino il vetusto orologio a pendolo, muto oramai, rievocava emozioni, paure di quando mi nascondevo sotto le coperte perché, di notte, venivano le streghe…
Ma  le ombre,  le avventure terribili e meravigliose, io le avevo viste davvero.
Così, incapace di dormire, cominciai a rovistare tra i cassetti. Ammassavo vecchi spartiti di musica, raccolte impolverate della Domenica del Corriere, della Settimana Enigmistica, edizioni Salgariane illustriate, racconti della Primula Rossa… persino una decina di numeri di un fumetto western che non poteva esser stato altro che mio.
 E in fondo a tutto…
  Vecchi quaderni, di grande formato, simili a registri di bordo. Una scrittura incerta che mescolava italiano e un inglese poco corretto.
Frasi arcaiche, ma nomi conosciuti. Almeno per me. A-Magau… Melaka, le isole Banda, paradiso delle spezie…E un nome ricorrente.
Orchidea Rossa.
 Preso da una frenesia spostai il malloppo su un tavolo, accesi la luce, infilai gli occhiali.
Ci voleva un sigaro e un bicchiere di vodka. Avevo trovato il mio tesoro. Sì, proprio il diario di Stephen Gunn, il racconto di un’avventura. Forse vero, forse condito con molte fantasie.
Alla fine quello scellerato che frequentava i porti e sfoderava la pistola con tanta facilità aveva sentito la necessità di affidare a qualcuno - una donna immaginai, spiccando un balzo d’irrefrenabile  fantasia- i suoi ricordi. La sua era una storia da non dimenticare. Cominciai a leggere con un nodo in gola. Perché avevo trovato il messaggio nella bottiglia di quel naufrago di cento tempeste e il suo tesoro stava per diventare mio…Giurai a me stesso di farne buon uso.
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