sabato 15 giugno 2013

MITI DEL WEST: L'ORA DELLE PISTOLE



Michele Tetro continua la sua ideale cavalcata tra i film dedicati alla sfida all’OK Corral questa volta ci parla di "L'ora delle pistole" ancora di John Sturges.

Dopo dieci anni dalla realizzazione di “Sfida all’OK Corral”, nel 1967 il regista John Sturges torna ad occuparsi dello storico evento tombstoniano del 26 ottobre 1881, lasciato ancora nella sua aura mitica, dove i completamente buoni fratelli Earp, aiutati da Doc Holliday, sgominarono i cattivi fratelli Clanton-McLowery. Erano già fioccate sul precedente film numerose accuse di falso storico e di varie inaccuratezze che evidentemente indussero Sturges a riprendere la storia là ove si era conclusa per narrare tutto ciò che seguì la sparatoria, con occhio più attento alla gestione dei personaggi e al loro ritratto psicologico… ma ancora una volta, nonostante i flani dei cartelloni affermassero il contrario, ben poco aderente alla realtà dei fatti.

 “L’ora delle pistole” (“The Hour of the Gun”, noto in Italia con il titolo alternativo di “Vendetta all’OK Corral”) appare più come uno studio, anche piuttosto malinconico e decisamente crepuscolare, di personaggi che un western all-action. Lodevole iniziativa, che si apre con la migliore delle previsioni: la sfida all’OK Corral riproposta in modo molto aderente al vero, con una fedele rapidità di esecuzione e il giusto numero di vittime a terra. Certo, al posto del monolitico Burt Lancaster nel ruolo di Wyatt Earp abbiamo un altrettanto granitico James Garner, baffuto al punto giusto (l’attore riprenderà ancora la parte di Earp in “Intrigo a Hollywood”, commedia ambientata negli anni Venti), e in quello di Doc Holliday troviamo un forse troppo anziano Jason Robards, ma l’alchimia di coppia sembra funzionare bene anche in questo caso. Il film narra come, dopo il fallimentare processo intentato da Ike Clanton, che in questa riduzione cinematografica sopravvive, come era giusto che fosse, alla sparatoria e vuole gli Earp condannati come assassini, Wyatt e i suoi fratelli, assolti in tribunale, siano presi di mira dagli sgherri del feroce landlord, ben interpretato da Robert Ryan (anche se questa versione di Clanton in veste di business-man dalle mille strategie di vendetta poco si raccorda col vero Ike, che era più un rozzo mandriano e ladro di bestiame).

Con Virgil storpiato a vita e Morgan fatto fuori con un colpo alle spalle, Wyatt abbandona la sua cieca fede nella giustizia per lasciarsi trasportare da un freddo istinto di feroce vendetta, un’ossessione di morte che lo spinge a mettere insieme una banda di fedelissimi alla ricerca degli assassini dei fratelli, giustiziati tutti senza pietà. E’ la storica Earp Vendetta Ride, che Sturges adatta non troppo fedelmente, sottolineando come sia la “posse” di Earp che quella di Clanton agissero nel rispetto delle leggi di stati differenti (Arizona e New Mexico) ma spingendo marcatamente sulla progressiva perdita di integrità di Wyatt, sulla disintegrazione dell’uomo di legge a favore del killer giustiziere. Ed è l’alcolizzato Holliday, stavolta, a cercare di riportare l’amico nei ranghi, diffidandolo dal comportarsi come in realtà si sarebbe comportato lui stesso. Siamo già deragliati molto dalla realtà dei fatti e Wyatt porterà a termine la sua crociata uccidendo Clanton in uno scontro a fuoco finale (quando invece il vero Ike non avrà più a che fare con gli Earp fino alla sua morte, avvenuta anni dopo durante una rapina).

La pellicola è uno degli adattamenti meno noti dei fatti riguardanti Wyatt Earp e ciò è tanto più strano considerando che oggi è rivalutata come opera forse addirittura migliore dell’illustre predecessore (a detta di molti sopravvalutato), sia per quanto concerne l’interpretazione che il risultato complessivo, fatta salva, ovviamente, l’inattendibilità storica che presto prende il sopravvento. L’atmosfera generale è cupa, gli eroi non sono più eroi, non c’è spazio alcuno per vicende sentimentali e men che meno per donne in qualsiasi ruolo, vera protagonista del film è quell’ambiguità non risolta tra confini della legge ben marcati e libero arbitrio personale, tra figure un tempo eroiche ed ora mutate nella sembianza di coloro contro i quali agivano spinti da un incontrovertibile senso di giustizia. In quest’accezione, “L’ora delle pistole” assurge a pellicola davvero emblematica del western crepuscolare… al pari della seguente “Doc”.