Il CERCHIONERO

Per sapere tutto su vampiri, zombi, lupi mannari e creature delle tenebre.

Il CERCHIOGIALLO

Il mondo delle indagini (più o meno misteriose) vi aspetta.

IL MITO DA GUERRE STELLARI A STAR WARS

Visitate la nuova mostra di Fermo Immagine il Museo del Manifesto Cinematografico di Milano.

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I trailer del fumetto.

venerdì 20 dicembre 2013

STA ARRIVANDO… AMORI E CRUDELTÀ DELL’ORCHIDEA ROSSA





DBooks.it, in collaborazione con Excalibur, è più che orgogliosa di presentare un libro che farà felici gli amanti dell’avventura, quella che regala divertimento, emozione e brividi esotici: AMORI E CRUDELTÀ DELL’ORCHIDEA ROSSA

A firmare questo romanzo è proprio il nostro Stefano di Marino, un autore che non ha ormai più bisogno di presentazioni, tanto è grande il suo riconoscimento tra gli appassionati del genere ma che anche questa volta saprà stupire e avvincere, dalla prima all'ultima pagina.



"1855, Macao: l’avventuriero Stephen Gunn sembra avere finalmente trovato un po’ di pace tra le braccia della bella Yu Li Rong. Il suo destino, però, lo raggiunge anche in quell’angolo di mondo e lo trascina a Malacca, verso nuovi pericoli, nuovi nemici, nuovi amori. La sua missione è quella di proteggere un gruppo di uomini potenti dalla furia dell’Orchidea Rossa, un’affascinante e implacabile pirata divorata dal desiderio di vendetta. Ma nel lussureggiante e sfuggente Oriente i contorni delle storie e degli uomini non sono mai così definiti come sembra, e l’odio e la passione si mescolano e inebriano e avvelenano l’anima. Così, mentre dà la caccia alla sua terribile avversaria, Gunn deve guardarsi dalla minaccia di un nemico creduto morto, dall’irresistibile attrazione per una donna tanto sensuale quanto pericolosa e soprattutto dalle malie di un mondo che con i suoi misteri e i suoi pericoli lo chiama fatalmente a sé, un’avventura dopo l’altra."




L'USCITA DEL LIBRO È PREVISTA PER IL GIORNO 19 DICEMBRE, MA VISITATE IL BLOG LUNEDÌ 16 DICEMBRE: ACTION+ACTION E DBOOKS.IT VI FARANNO UN REGALO DI NATALE ANTICIPATO...

martedì 17 dicembre 2013

Natale d'azione



Ecco alcuni dei manifesti dei "bloodbuster" cinematografici rivisitati in versione natalizia dai partecipanti al contest (Un)Holiday Movies 7 realizzati dal sito www.worth1000.com 365 giorni fa.
Per vederli tutti il link è questo.
Cosa ne pensate se organizzassimo anche noi un contest simile per il natale 2014?







lunedì 16 dicembre 2013

Addio Mr. Peter



Noto al grande pubblico per aver interpretato il ruolo del protagonista nel colossal Lawrence d’Arabia, Peter O’Toole è stato un attore raffinato, sarcastico, mai sopra le righe, “britannico fin nel midollo come lo sa essere solo un buon attore irlandese”. Nato i Irlanda nel 1932, ma cresciuto a Leeds, si dedica dapprima alla carriera giornalistica decidendo in seguito di iscriversi alla Royal Academy of Dramatic Arts, specializzandosi in ruoli shakespeariani. Al cinema arriva nel 1960 con Il ragazzo rapito, mettendosi subito in luce per le raffinate doti interpretative che solo due anni dopo gli frutteranno il ruolo protagonista in Lawrence d’Arabia di David Lean.


Un “debutto” in grande stile che gli permette di scegliere con cura le parti da interpretare in futuro: impareggiabile Enrico II  in Becket e il suo re (1964) a fianco dell’amico Richard Burton, tormentato avventuriero in Lord Jim (1965), triplice angelo ne La Bibbia di John Huston (1967), comparsa fuggevole in James Bond 007 – Casino Royale (1967), 


spietato ufficiale nazista in La notte dei generali (1967), ruggente monarca in Il Leone d’Inverno a fianco dell’amica Katharine Hepburn (1968), delicato professore in Goodbye Mr. Chips (1969).


Dopo un periodo difficile passato a cercare di liberarsi dalla dipendenza dall’alcol, costretto ad accettare parti poco adatte al suo carattere, prima fra tutte quella di Zaltar nel polpettone fumettistico Supergirl – La ragazza d’acciaio (1984), torna protagonista sbalordendo pubblico e critica con un’intensissima interpretazione in L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci (1987). Anche se di minor pregio vanno ricordati due ruoli brillanti con cui O’Toole ha conquistato il pubblico più giovane: Peter Plunkett, anziano gestore di un albergo infestato dagli spettri in Hight Spirits - Fantasmi da legare (1988), e Sir Cedric Charles Willingham, flemmatico primo ministro inglese alle prese con l’educazione di uno scatenato sovrano “per caso” (John Goodman) nella strampalata commedia Sua Maestà viene da Las Vegas (1991). Ultimamente il pubblico l’ha visto tornare sul grande schermo in Troy di Wolfgang Petersen (2004), nella parte del vecchio Priamo, e in TV nel ruolo di Papa Paolo III nella serie I Tudors (2008). Impareggiabile il suo doppiaggio del critico Ego nel cartone Pixar Ratatouille (2007).



Costellata di grandi interpretazioni, sia in ambito brillante che drammatico, la carriera di Peter O’Toole è stata ingiustamente trascurata dagli Oscar: 8 nominations ma nessuna statuetta vinta! Nel 1963 la prima nomination arriva per Lawrence d’Arabia, ma il premio gli viene “soffiato” da Gregory Peck per il Buio oltre la siepe. Nel 1965 viene nominato per Becket e il suo re ma si vede portare via la statuetta da Rex Harrison per My Fair Lady. Nel 1969 torna candidato per Il Leone d’Inverno senza però riuscire a sottrarre l’immeritatissimo riconoscimento a Cliff Robertson per I due mondi di Charly.


Nel 1970 torna in nomination con Goobye Mr. Chips, ma è John Wayne a portargli via l’Oscar con Il Grinta, così come Marlon Brando glielo “ruberà” nel 1973 con Il Padrino. Nel 1981 la nomination gli arriva per Professione pericolo, ma Robert De Niro lo sorpassa con Toro scatenato. Le ultime due candidature risalgono al 1983 per L’ospite d’onore (vinto da Ben Kingsley con Gandhi) e al 2007 per Venus (vinto da Forest Whitaker per L’ultimo re di Scozia). Finalmente nel 2003 l’Academy gli assegna l’Oscar alla Carriera. Due anni fa, a causa della malattia, ha annunciato il suo ritiro dalle scene. E sembra di rivederlo, giovane attore sconosciuto ai più, avvolto nel suo caftano, abbronzato con gli occhi azzurri, in mezzo al deserto, nei panni del bel tenente inglese Thomas Edward Lawrence recitare la battuta: “Me ne vado Alì, perché sono arrivato alla fine di me stesso”.


UN ASSAGGIO DEL NATALE AVVENTUROSO CHE VI ASPETTA...


Noi di ACTIONeACTION non amiamo aspettare: manca più di una settimana a Natale ma abbiamo tanta voglia di iniziare a festeggiare con i nostri lettori.

Così, abbiamo chiesto a Babbo Natale una piccola deroga e abbiamo già messo sotto l'albero una strenna per i nostri lettori: un'anteprima di due capitoli del grande romanzo di avventure Amori e crudeltà dell'Orchidea.

Per scartare il nostro regalo, non dovete fare altro che visitare la pagina dedicata che si trova nel sito dell'editore, dbooks.it.

Buona lettura a tutti, Oh, oh, oh!






martedì 3 dicembre 2013

I DIAVOLI DEL TEXAS


 Danilo Oberti prosegue a raccontarci l’epopea dei Texas Rangers
In realtà i conti da regolare sono parecchi. La sconfitta di Alamo è di sicuro la ferita che brucia di più per gli orgogliosi texani, ma eventi più recenti hanno contribuito a rinnovare l'odio feroce verso i messicani.
Negli anni immediatamente precedenti il conflitto, infatti i Ranger vengono impiegati in due spedizioni che hanno per obiettivo l'annessione alla Repubblica dei territori del Nuovo Messico. Nel 1841 una prima spedizione, piuttosto disorganizzata peraltro, viene intercettata dai messicani appena dopo il confine.

Catturati, i membri vengono condotti in catene a Città del Messico, e verranno rilasciati solo dopo un estenuante serie di trattive diplomatiche.
L'anno successivo la spedizione Mier ritenta la conquista. Tra gli obiettivi c'è anche la vendetta per l'occupazione di San Antonio, e per il massacro della compagnia del capitano Dawson
Purtroppo i texani, si trovano quasi subito circondati da una forza messicana numericamente superiore, e dopo una coraggiosa resistenza vengono catturati e trasferiti a tappe forzate nell'entroterra messicano. Durante la marcia, nei pressi di Salado i texani, guidati da un ufficiale di origini scozzesi, Ewen Cameron, tentano la fuga, che purtroppo è di breve durata
Inferociti i messicani decidono di giustiziare un prigioniero ogni dieci, facendo scegliere a caso ai prigionieri stessi. Chi avesse estratto un sasso nero da un contenitore, sarebbe morto.
Il caso vuole che il capitano Cameron non sia tra gli sfortunati, ma quando Santa Ana apprende la notizia, ne ordina la fucilazione. Cameron rifiuta la benda, e apertasi la camicia, da addirittura l'ordine di sparare.
I sopravvissuti vengono tradotti alla prigione di Peroté, dove molti altri moriranno di stenti e maltrattamenti
E' su questa base che l'odio texano continua ad alimentarsi. Quando nel 1846 inizia la guerra col Messico, il Texas non è più indipendente, ma la memoria è rimasta. Ufficiali e soldati non texani considerano il nemico messicano con un certo distacco professionale, i texani letteralmente bruciano d'odio. E quando il generale Taylor, nel luglio 1845 fa un appello per reclutare volontari, questi non mancano di sicuro. Molti di essi sono superstiti della spedizione Mier, e vedono la guerra come un'occasione d'oro per pareggiare i conti.
Vengono formati due reggimenti a cavallo, al comando Jack Hays, divenuto colonnello, e di George Wood. Questi reparti erano conosciuti in modo informale come Texas Ranger.
Taylor fa un ottimo uso dei Ranger, sia come ricognitori che come truppe d'assalto.
Durante l'assedio a Forte Texas, infatti richiede uomini al reggimento di Hays, per ottenere informazioni sulla forza messicana, e per comunicare con la piccola guarnigione assediata.
Hays incarica il capitano Walker, che oltre a fornire un quadro preciso del numero e della disposizione delle forze messicane, riesce ad attraversare la zona nemica e a penetrare nel forte, rassicurando i difensori. La guerra col Messico è uno dei primi conflitti seguiti da corrispondenti, e queste azioni portano Walker ed i suoi uomini sulle prime pagine dei giornali dell'epoca. Le azioni dei Texas Ranger, come ormai sono conosciuti dal grande pubblico, sono materiale ottimo per i cronisti, e hanno un forte impatto sui lettori.
Di fatto i Ranger partecipano a tutte le battaglie della guerra col Messico, impiegati anche come unità contro guerriglia per proteggere le linee logistiche e di comunicazione.
Ormai i messicani temono i Ranger, soprannominati “Los Diablos Tejanos”, i Diavoli del Texas. E i diavoli si distinguono, in particolare in due episodi, ovvero la battaglia di Monterey e quella di Buena Vista
A Vera Cruz i rangers combattono come fanteria d'assalto, al fianco delle unità regolari. La loro furia è incontenibile. Jack Hays guida i suoi uomini e riesce a penetrare in città. Usando piedi di porco e mazze i ranger sfondano i muri di stucco delle case, e ingaggiano i messicani a breve distanza e in corpo a corpo. Addirittura rifiutano di eseguire un ordine di ripiegamento dato da Taylor, che vuole bombardare una zona della città con artiglieria pesante. Fortunatamente nessun ranger viene ucciso o ferito dal bombardamento, e l'assalto continua fino a che il comandante messicano, Generale Pedro de Ampudia, chiede i termini di resa.
Secondo le testimonianze dei soldati regolari, se non fossero intervenuti i rangers, i messicani avrebbero potuto infliggere forti perdite all'esercito USA.
Dopo questo scontro, molti dei ranger tornano in Texas, dato che la loro ferma è scaduta.
Secondo la testimonianza di un ufficiale dell'esercito USA, la loro partenza viene vista con un certo sollievo; infatti l'odio per i messicani ha portato a episodi di maltrattamenti e razzie ai danni della popolazione civile, un triste saldo dei conti, che non fa certo onore ai rangers.
Ma le azioni dei ranger non sono terminate. Infatti quando l'esercito del generale Taylor viene ridotto a cinquemila effettivi, per rinforzare un'azione del generale Scott, Santa Ana vede una splendida occasione di infliggere una sconfitta cocente agli americani. Assemblato un contingente di ventimila uomini, attraversa a tappe forzate il deserto da San Luis Potosì a Encarnacion. Al termine della marcia, compiuta in condizioni estreme, a Santa Ana rimangono sedicimila effettivi, più che sufficienti a distruggere le forze di Taylor.
Ancora una volta i ranger si muovono per aiutarlo, e una compagnia, comandata dal maggiore Ben McCulloch si unisce al contingente regolare.
Per quanto i rapporti tra le due forze siano ancora problematici, Taylor non può permettersi di essere schizzinoso ; ha bisogno di ogni veterano possibile, e sa per certo che i rangers possono fare la differenza, sopratutto come ricognitori.
E il maggiore McCulloch riesce a farla davvero. Prima, intercettando e distruggendo una unità di cavalleria messicana, dimostrando quindi che il nemico è a distanza utile per colpire e dopo raccogliendo informazioni in una maniera che rasenta le fantasie di un romanzo.
Infatti dopo lo scontro, Taylor ordina a McCulloch di uscire in ricognizione e di trovare il grosso dell'esercito di Santa Ana.
Con soli sette uomini McCulloch si muove protetto dall'oscurità e riesce ad avvicinarsi al campo messicano a Encarnacion. Dopo aver fatto una stima basata sulle dimensioni dell'accampamento, manda il suo secondo e cinque dei suoi uomini al campo di Taylor per fare rapporto, rimanendo sul posto con un solo ranger.
Più si avvicina l'alba più per McCulloch è possibile acquisire informazioni, sopratutto contando e identificando gli stendardi dei reggimenti messicani, ma cresce anche il pericolo di essere scoperto dalle sentinelle.
A questo punto l'ufficiale decide di giocare d'astuzia. Aiutato dal fatto che molto dell'equipaggiamento dei ranger è di foggia messicana, passa col suo compagno letteralmente sotto il naso delle sentinelle messicane, che scambiano i due cavalieri per due rancheros addetti a controllare i cavalli. Una volta portatisi fuori dal raggio dei fucili messicani, i due scattano al galoppo, e tornati al campo americano, forniscono ulteriori informazioni al generale Taylor. Grazie alle informazioni dei texani, Taylor decide di attestarsi in uno stretto passaggio tra le montagne a circa otto miglia a sud di Santillo. Qui tra il 22 e il 23 Febbraio 1847 viene combattuta la battaglia di Buena Vista. Le perdite sono ingenti da entrambe le parti, ma Santa Ana ormai ha perso il vantaggio della sorpresa e vista l'impossibilità di rompere le linee americane si ritira.
Taylor ha riportato ancora una vittoria, grazie all'azione coraggiosa dei rangers di McCulloch. Con il trattato di Guadalupe, il conflitto col Messico si conclude. Il Texas è ormai parte degli USA, e il confine viene riconosciuto dalle due parti sul Rio Grande.
Ancora una volta, i Ranger tornano alla vita civile, Hays ad esempio tenterà la fortuna nella Corsa All'Oro, ma i loro nemici tradizionali, i Comanches, non sono ancora finiti.
Il governo Usa ha istituito procedure per affrontare e rapportarsi con gli indiani, ma queste si rivelano inefficaci. L'uso della fanteria regolare si rivela un fallimento, e nemmeno i Dragoni possono essere considerati alla pari dei Comanche, da molti ritenuti tra i migliori cavalleggeri esistiti.
La situazione si trascina fino al 1849, quando viene dato il permesso al generale Brooke di arruolare alcune compagnie di Ranger. Nel 1852 la forza complessiva ammonterà a sei compagnie, impiegate per contrastare sia i nativi che i banditi
A ulteriore rinforzo, nel 1852 vengono poste in operazione altre tre compagnie, anche se i rapporti con le forze regolari restano sempre piuttosto problematici
Questa situazione porta, dopo diversi rifiuti del Ministero della Guerra di considerare regolari i Rangers, ad un ruolo sempre meno “militare” e più di forza territoriale.
La distinzione è piuttosto labile, nei termini soprattutto delle operazioni : basti pensare alla spedizione Callahan.Nel 1855 il governatore Pease decide di armare tre compagnie di Rangers per affrontare la minaccia delle incursioni Apache. Sotto il comando di William Callahan, i Ranger entrano in Messico, ignorando bellamente il confine, e danno la caccia agli indiani, nonostante le autorità messicane tentino di fermarli.
Il contenzioso sfocia presto in uno scontro aperto, dove i texani, oltre agli Apache, affrontano unità regolari messicane, arrivando ad occupare temporaneamente la cittadina di Piedras Negras, distruggendo diversi edifici e ritirandosi solo di fronte alla preponderanza della forza avversaria.
Definire l'azione di Callahan incidente diplomatico è perlomeno riduttivo. Entrambi i governi, Usa e Messico, sono furibondi col governatore Pease, che però testardamente si schiera coi Ranger. Questo episodio è importante perché stabilisce un precedente : infatti i Ranger da questo momento in poi si cureranno ben poco di rispettare i confini messicani, privando indiani e banditi dei propri santuari.
Nel 1858 un nuovo governatore, Hardin Runnels ordina al capitano Ford di rendere sicuri i confini nordoccidentali. Alla testa di una forza di 213 uomini, Ford attraversa il fiume Rosso, e attacca un villaggio comanche. E' importante segnalare una particolarità, ovvero il fatto che il contingente comprenda anche diversi indiani Tonkawa, guidati da Capo Placido.
Indiani di questa etnia spesso si univano ai Ranger nelle spedizioni contro i loro nemici storici, ovvero i Comanche
Il 12 Maggio Ford arriva in vista di un grosso insediamento sul fiume Canadian e lo attacca.  I Comanche caricano, ma senza successo. Almeno settantasei guerrieri restano sul terreno, tra cui un noto stregone soprannominato “Giacca di Ferro”. I Ranger perdono due uomini, e altri tre restano feriti. L'anno successivo la compagnia di Ford si trova a combattere a sud, contro i ribelli messicani guidati da Juan Cortina.
Questa volta però, sebbene i Ranger continuino ad attaccare e a compiere raid oltreconfine, non si arriva ad un risultato, e la guerriglia messicana continuerà ancora per diversi anni a venire.