Nel calderone
che oggi si vuol definire ‘cinema pulp postmoderno’ Machete Kills irrompe schizzando in ogni dove. Premetto che mi sono
divertito perché di cinema ne capisco e anche di cultura popolare in generale ,
non solo quella che chiappa i riferimenti a
Star Wars o a 007 ma anche al cinema abborracciato che
si gira in Messico che Rodriguez
evidentemente ha visto a tonnellate da bambino. I fumetti del Santo , le donne
guerriere con le tette mitraglia, le false facce e tanti tantissimi personaggi
secondari he hanno costruito la piramide maya della cultura popolare mesoamericana
compreso un oscuro taewkwondoka argentino che da noi è sconosciuto ma
all’esterno(nei paesi di lingua latina) è Kiltro
l’imbattibile. Davvero tra il pubblico ci sono più di dieci persone che sanno
che Martin Sheen si chiama Carlos Estevez? O hanno riconosciuto lo strap-on
bombardiere della Vergara come oggetto di
culto di Savin i(che qui fa il prete pistolero)di Dal tramonto all’alba? Molti anni fa quando la moda di pulp fiction
e derivati era ancora molto diffusa anche tra coloro che non ci capivano una
minchia e volevano farsi vedere alla moda, parlai in un serata di From Dusk Till Down. Il novanta per
cento dei presenti (tutti più giovani di me) non sapeva neanche cosa fosse. Ed era
insala in quei giorni.
Questo per dire che forse Machete Kills (e il suo probabile seguito Machete Kills Again nello spazio) da gioco generato da un falso
trailer dell’operazione Grindhouse (che
il pubblico italiano non ha potuto vedere come concepita quindi non ha capito)è
piacevole se vista non come una parodia ma neanche di se stessa. Solo un
divertissment in cui Rodriguez mescola con minor acume di Tarantino tutto il
pulp che ha visto da bambino senza freni né vergogna. Esagerando davvero
nell’esigere dal pubblico una comprensione che vada al di là della semplice
presa in giro del filone. Cosa che, a tutti gli effetti Machete Kills non è.
Stafano Di Marino
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