sabato 13 luglio 2013

MITI DEL WEST: LE ULTIME SFIDE

Si conclude la lunga cavalcata di michele tetro sul mito dell'Ok Corral con l'analisi di un film e..di un episodio di Star Trek sull'epopea degli Earp e dei loro rivali.


Wyatt Earp

Tanta fatica e tanto tempo era costato dover attendere il ritorno del western ma con “Wyatt Earp”, diretto da Lawrence Kasdan (cui si deve “ Silverado”, il film che a suo tempo fece pensare ad una illusoria rinascita del genere, in realtà fritto misto di luoghi comuni), si è rischiato davvero il devastante effetto sortito da “I cancelli del cielo”, con la differenza che quest’ultimo oggi è considerato alla stregua di un capolavoro. Una pellicola mortalmente lunga (tre ore e un quarto), più introspettiva che altro, tendente al nichilista, che copre l’intera esistenza del protagonista fino alle conseguenze della celebre sparatoria del 1881. Seguiamo così l’adolescenza di Wyatt (un Costner decisamente monocorde), educato all’assoluto rispetto per la legge e la famiglia, i tentativi di arruolarsi nell’esercito, il primo matrimonio e la perdita della moglie per tifo, con la sua conseguente crisi, l’alcolismo, le rapine e il carcere, la condanna all’impiccagione e il salvataggio di suo padre (interpretato da Gene Hackman), che lo scaccia da Tombstone.
E quindi le varie professioni, l’incontro con l’emaciato John Holliday (Dennis Quaid, per molti il migliore “Doc” mai apparso sullo schermo) fino a diventare sceriffo, coi fratelli, di Tombstone ed inimicarsi i “cowboy” e la famiglia di Ike Clanton (Jeff Fahey). Tutto scivola verso la celebre sparatoria, e poi, dopo un accenno di “Vendetta”, ritroviamo Wyatt e la nuova compagna Josie diretti in Alaska, con il dubbio dell’ex sceriffo su come la gente racconterà i fatti accaduti. Come già in “Silverado” c’è tutto, o quasi, il West in questa fluviale produzione ma l’occhio di Kasdan non è quello che occorreva per renderla memorabile. L’eccessiva lunghezza, il ritmo compassato, l’antispettacolarità quasi ricercata, l’interpretazione statica di Costner, che raramente cambia espressione, la malinconia del suo Wyatt, certo non eroe classico e neppure “revisionato”, quasi in balia degli eventi fino a manifestare quell’individualismo senza sfumature che lo porterà a diventare giustiziere al di sopra della legge, rendono il film di Kasdan inferiore a “Tombstone” in fatto di guadagno al botteghino (senza contare la valanga di “Razzie Awards” piovutagli addosso) e privo di reale coinvolgimento da parte del pubblico, stremato dalla sua prolissità.
L’epica del West si trasforma in prosaica realtà, ed è la prima vittima di questa pellicola, lo scontro a fuoco è poco più che una sanguinosa rissa a base di insulti e piombo, lo scavo psicologico dei personaggi fa rimpiangere quello dei protagonisti di “Il grande freddo” o “Gran Canyon”, l’aderenza al vero (mai totale, comunque) banalizza alquanto tutto il resto, lo priva della tensione necessaria, e quando il mito è fuori gioco e il revisionismo non porta a nessun vero nuovo concetto o interpretazione dei fatti per un western è la fine. La “summa” filologica di tutti i Wyatt dello schermo, voluta da Costner, non vale il loro valore singolarmente presi…
Star Trek – Lo spettro di una pistola
Piccolo balzo indietro nel tempo: il famosissimo serial fantascientifico “Star Trek”, 1966-1969, di Gene Roddenberry, propose nella sua terza stagione un notevole episodio intitolato “Spectre of the Gun”, diretto da Vincent McEveety, in cui il capitano Kirk e i suoi uomini, dopo aver sconfinato con l’astronave Enterprise nello spazio melkotiano, vengono puniti dagli alieni in modo esemplare: dovranno rivivere la sparatoria dell’OK Corral nel ruolo dei Clanton, dopo essere stati proiettati in un fittizio West simile ad un incompleto scenario cinematografico, in cui tutto è falso tranne le pistole. Ovviamente il logico Mr. Spock riuscirà a salvare la situazione, operando un lavaggio del cervello ai suoi compagni, che in questo modo potranno rendersi conto dell’illusione che stanno vivendo senza rimanervi vittime. Questa curiosa puntata, una delle migliori, può considerarsi una delle primissime versioni di revisionismo anti-Earp: infatti i Clanton, che pure erano ladri di bestiame, vengono descritti dai cittadini della falsa Tombstone come molto simpatici e sempre portati allo scherzo e all’allegria, benvoluti da tutti, al contrario dei tre sceriffi Earp e di Doc Holliday, descritti lugubremente, nero vestiti, violenti, gelosi, dai visi butterati senza emozione, attaccabrighe, assassini a sangue freddo. E lo stesso Spock ricorda come le reali vittime dello scontro a fuoco furono tre, non cinque come i membri dell’equipaggio condannati, e proprio il fatto che Mr. Chekov-Billy Claiborne sia già stato ucciso da Morgan Earp (mentre in realtà scampò alla faida) induce il raziocinante vulcaniano a pensare che la storia sia stata manipolata per i propri fini dagli alieni, facendogli intuire una via di scampo… incredibile come, anche su un altro pianeta, la leggenda sia preferibile alla realtà.