20 luglio 1973, muore Bruce Lee ma
il Piccolo Drago entra nella leggenda. E ancora domina il mondo degli
appassionati di arti marziali, vere o finte, spettacolari, o disputate sul
ring. È un’icona, l’emblema dell’artista marziale che nessuno ha mai eguagliato
anche se, al cinema come sul ring abbiamo visto centinaia di figure
carismatiche. Alcuni anche molto più bravi tecnicamente di Bruce. È questo lo
spunto di questo mio personale tributo a Li Siou Lung. Durante una riuscita
manifestazione in onore del quarantennale della sua scomparsa, una due giorni
che ha visto avvicendarsi dimostrazioni e gare di combattimento di stili
differenti nel puro spirito del JKD, e la proiezione di Dalla Cina con Furore accompagnata da un commento del
sottoscritto, ho fatto notare alcune caratteristiche tecniche di Bruce e le
differenze sul modo di girare i film d’azione oggi. Non voleva essere una
critica alle capacità di Bruce, ma come al solito qualcuno mi ha chiesto (era
suo diritto farlo) perché dicessi queste cose. Lui, come altri, sono cresciuti
con il mito che Bruce Lee fosse il più grande combattente del mondo. Lo diceva il
cinema. Ora vorrei spiegare in poche parole il mio pensiero. Non esiste il più
grande combattente del mondo. Neanche oggi che si combatte nelle arene dell’MMA
senza regole e con una mescolanza di stili che non ha pietà per chi si
pavoneggia dietro tradizioni e istrionismi, i grandi fighter vincono e perdono,
a volte sono in giornate buone altre no. Il tempo è un severo maestro per tutti
e c’è sempre qualcuno più allenato, più determinato, più veloce. Questo non
cambia veramente nulla nell’immagine di un lottatore. In più Bruce era un
grande appassionato di arti marziali, aveva delle ottime capacità tecniche (e
qualche difetto) ma il suo lavoro era differente. Era un attore. E il cinema è
fiction. Non è possibile pensare che i duelli visti al cinema siano realistici,
né quelli di ieri né quelli di oggi. Poi
bisogna considerare che uno può essere un ottimo performer (un perfetto
esecutore di calci e giravolte) ma il combattimento vero è un’altra cosa. E
questo Bruce lo sapeva benissimo. La sua importanza nel mondo delle arti
marziali è un’altra e importantissima. Prima di tutto ha diffuso l’immagine
dell’artista marziale in grado di muoversi come ‘se tutto fosse facile’ e in
questo era insuperabile. Poi dai suoi studi sul JKD sono emerse le idee che
hanno reso possibile prima la diffusione del Full Contact, della Kickboxing
moderna e poi dei tornei di arti marziali miste senza controllo che sono la
forma più moderna e forse più realistica di confronto. Senza le sue parole
provocatorie, senza i suoi scritti molti altri grandi atleti forse
praticherebbero ancora forme sportive che oggi riteniamo obsolete. Che poi
Bruce amasse il combattimento e si esercitasse per essere il più efficace
possibile è un’altra cosa. Ma il suo stile era diverso da quello che vediamo
nei film. Quasi antitetico. Essenziale, brutale, realistico. E voglio chiudere
ricordando un aneddoto riportato in merito da Sammo Hung, altro grandissimo
artista marziale dedicatosi soprattutto al cinema me non certo impreparato in
un duello vero. Una volta chiese a Bruce di disputare un combattimento vero con
lui. Il Piccolo Drago acconsentì. A patto che il duello avvenisse a porte
chiuse e nessuno rivelasse mai come era finito. Sammo Hung conferma che lo
scontro avvenne realmente. E adesso, a quaranta
anni dalla morte di Bruce mantiene la parola di non rivelare come finì.
Che importa realmente? Ciao, Bruce, ti ricorderemo per sempre per quello che
sei stato realmente.